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Stabat mater

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Un dolore del colore del sangue, e un'altra ferita e perdita di sangue.si affloscia il corpo si ripiega il capo e piangono gli occhi, mentre cerco con tocchi delicati di sfiorare l’anima del mondo, affondo nelle sue sabbie mobili, e non vedo risalita non salgono le risa. Irrisa nella lia sofferenza mi si gelo’ il sangue, si accartoccio’ il cuore ,piansi. Alla ricerca di una melodia del tempo. Sto. Ma piove pianto lacrima sangue. Il corpo e’ disarmonico stride l’anima che non ha trovato il mondo. Ascolto uno stabat mater , reclino il capo, piango. Le lacrime che mia madre non pote’ vedere, ma geme sulle mie pene. Preme la sua velata mano sul mio petto, pettirosso dalle ali d’aquila .che ha sorvolatole vastita’dell’essere. L’immensta’ dell’amore. Conosciuto le umane fragilita’.Che mi ricoprirono il capo di una dignita’ di corone di spine. E irrisero delle rovine. Ma dove sconfina il sole mio sguardo si fa infinito. E torno a dialogare con l’immenso,mentre si spande un dolce incenso. Intenso profuma l’aria di una nuova carita’ . una carezza sul tempo. Un saluto a chi scivola via . nell’ addio. Nell’abbraccio di Dio. E di braccia in braccia. Si cullano fiori di innocenza. Speranze di rinascite dell’ umanita’.e salvezza di cio che si sta perdendo.Una memoria vergine, viva di primigenio. In un mondo vecchio di mali. Di oblio delle coscienze.

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